La riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM arrivata al Senato è l'unica possibile oggi

Intervento in Aula al Senato durante la discussione della riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM (video).

Parlo come Capogruppo del Partito Democratico in Commissione Giustizia, perché condivido con il Presidente Ostellari che sia un tema fondamentale la necessità di restituire dignità al Parlamento e che ognuno rispetti il proprio ruolo.

I relatori ricevono un mandato dalla Commissione, presentano la relazione sui lavori della Commissione e poi c'è la discussione politica a cui io partecipo in qualità di senatore del Partito Democratico.
Io penso che non dobbiamo dividerci tra di noi su un punto: possiamo avere idee diverse sulle cause e magari sulle soluzioni, ma la giustizia in questo Paese non funziona, funziona male, non è in grado di dare le risposte che i cittadini si aspettano e questo ci ha spinti, in questo anno, a mettere in campo delle riforme.
L'applauso che si è sentito è sempre per la serie “rispetto del Parlamento quando fa comodo”.
La Giustizia non funziona e di questo abbiamo provato a farci carico in questa Legislatura, soprattutto negli ultimi due anni e abbiamo messo in campo riforme importanti per risolvere i problemi concreti della giustizia visti dalla parte dei cittadini; soprattutto guardando ai cittadini che hanno dei problemi seri di fronte ad una giustizia, in cui i processi durano troppo, i tempi sono troppo lunghi, sono troppo incerti. È una giustizia che ha problemi organizzativi molto seri, una giustizia in cui non sempre sono garantiti i diritti.
Abbiamo provato a dare risposte in parte con la riforma del processo penale, con la riforma del processo civile; l'abbiamo fatto utilizzando i soldi del PNRR per assumere 18.000 persone da inserire nelle sedi giudiziarie, negli uffici del processo e per affiancare i magistrati per rendere il loro lavoro più rapido e ridurre gli arretrati.
L'abbiamo fatto investendo sulla digitalizzazione delle strutture giudiziarie; lo abbiamo fatto - cosa che abbiamo dimenticato tutti - con il provvedimento sulla presunzione di innocenza, che ha già cambiato un certo modo di presentare gli imputati di fronte all'opinione pubblica.
L'abbiamo fatto modificando e migliorando la norma sull'abuso d'ufficio.
Abbiamo fatto cose importanti, ma quello che voglio sottolineare è che abbiamo fatto cose concrete: riforme che aggrediscono i nodi veri della giustizia, non chiacchiere.
C'è un problema molto serio tra quelli che definiscono il non funzionamento della giustizia.
Certo, c'è un problema di credibilità: di credibilità del sistema, di credibilità della stessa magistratura, su cui sicuramente hanno avuto un impatto molto negativo gli scandali e le vicende come quelle di Palamara, a cui si è fatto molto riferimento.
Allora, questa riforma è fondamentale proprio in questo senso, per iniziare a restituire credibilità al sistema giudiziario.
Non è per l'Europa che dobbiamo fare le riforme, ma per noi, per il nostro Paese, per restituire credibilità alla giustizia.
Interveniamo sul CSM, interveniamo sull'ordinamento giudiziario, affrontiamo e miglioriamo l'ordinamento, anche rispetto ai temi proposti dal referendum.
I temi proposti dagli ultimi tre referendum, infatti, trovano una risposta dentro la riforma di cui stiamo parlando.
Questa legge è frutto del lavoro del Governo e della maggioranza.
Il testo è stato approvato alla Camera dei Deputati con i voti di tutta la maggioranza e l'astensione di Italia Viva.
Questa legge non soddisfa tutti, ma è un punto di equilibrio: un punto positivo di equilibrio, che interviene e fa fare un passo avanti, accrescendo le responsabilità della magistratura, riformando il sistema elettorale del CSM, intervenendo sul passaggio di funzioni riducendolo a uno solo, introducendo nuovi criteri di valutazione.
È oggettivamente meglio dell'esistente.
Sui referendum, alla fine non mi interessa dire chi ha vinto e chi ha perso.
Mi interessa il fatto che dal referendum emerge un messaggio chiaro: i cittadini chiedono al Parlamento di fare le riforme. E questa è la riforma possibile e necessaria oggi, visto che, non è solo possibile, ma c’è un rischio reale di non riuscire ad eleggere il CSM con le nuove regole, se oggi noi non approviamo questo testo così com'è.
Per questo abbiamo detto che questa è l'unica legge possibile: possibile in questo Parlamento, possibile con questa maggioranza.
Oggi c'è questo testo e credo che vada approvato così.
Oggi abbiamo questa opportunità.
Possiamo scegliere se buttarla via e lasciare le cose come stanno, oppure migliorare l'esistente.
Tutti i Gruppi, in misura diversa, hanno ammesso che questa legge ha migliorato e migliora l'esistente.
Ho sentito in molti interventi che non si è contro la riforma ma registro un tentativo di modificarla, sapendo che questo significherebbe affossarla.
Migliorare la riforma è un’aspirazione legittima che credo debba fare i conti con il possibile.
Tutti vorremmo fare meglio, visto che questa è una riforma fatta trovando un equilibrio tra una maggioranza molto larga. Se, però, questo vuol dire rinunciare alla riforma, facendola restare così come è, io dico che si sbaglia.
C'è però di più in questa vicenda; è una riforma importante, proposta dal Governo, su cui la maggioranza ha costruito equilibrio e condivisione.
È sul merito che si è costruito un accordo e, quindi, un vincolo di maggioranza su quell'accordo e sul merito c'è.
Nessuno mette in discussione la libertà di discutere e di criticare.
Certamente non saremo noi a mettere in discussione né il Governo né la maggioranza.
Voglio chiarirlo: non saremo noi.
Non ci interessa neppure rispondere alle oscenità che ho sentito dire sul Partito Democratico in questa Aula in diversi interventi.
Noi pensiamo un'altra cosa, noi diciamo che ci dobbiamo assumere tutti la responsabilità; la maggioranza si deve assumere le responsabilità che le competono.
C'è una difficoltà? Può darsi, ma ognuno si assuma le proprie responsabilità.
Per noi non può e non deve mai venire meno la responsabilità verso il Paese e verso il Governo.
A proposito delle citazioni di Gramsci, voglio citare Enrico Berlinguer che diceva che c'è un partito di lotta e un partito di Governo. Purtroppo, caro senatore Pillon, non ho mai conosciuto un partito di Governo che fa l'opposizione.

Video dell'intervento»

senato15062022

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