Le condizioni detentive delle carceri e del Regina Coeli
Adesione ad un'interrogazione del Gruppo PD sulle condizioni detentive delle carceri italiane e, in particolare, nel penitenziario Regina Coeli di Roma.
Testo dell'interrogazione:
Atto n. 3-01100 | Pubblicato il 30 aprile 2024, nella seduta n. 184 | Svolta il 21 novembre 2024
D'ELIA, SENSI, BAZOLI, MIRABELLI, ROSSOMANDO, VERINI
Al Ministro della giustizia.
Premesso che:
secondo il rapporto dell’associazione “Antigone” relativo alle condizioni di detenzione in Italia, i detenuti nelle carceri italiane al 31 marzo 2024 erano 61.049, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti;
sempre secondo il rapporto, in 28 istituti sui 99 visitati dell’associazione nel 2023 ci sono camere detentive in cui non sono garantiti 3 mq calpestabili per persona, sotto i quali, secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani si configura un trattamento inumano o degradante, in 9 istituti le camere sono senza riscaldamento e in 47 senza acqua calda;
il giorno 22 aprile 2024 una delegazione di parlamentari composta dai senatori D’Elia e Sensi e dai deputati Casu e Madia ha visitato il carcere di “Regina Coeli” a Roma, verificando il tasso di sovraffollamento, che sfiora il 182 per cento, dal momento che il carcere ospita 1.133 detenuti per 628 posti regolamentari disponibili, quasi il doppio della capienza ufficiale. Anche le sale dedicate alla socialità e alle attività trattamentali sono ormai utilizzate per l’accoglienza dei detenuti in ingresso, essendo quello un carcere di primo arrivo delle persone arrestate dalle forze dell’ordine;
“Regina Coeli” è un esempio estremo rappresentativo delle condizioni carcerarie italiane: è tra gli istituti italiani con il tasso di affollamento più alto, ma è anche tra quelli che più soffrono della carenza di attività trattamentali significative, sia per lo status di giudicabili della gran parte dei suoi ospiti, sia per la mancanza di spazi idonei in una struttura concepita per un modello di detenzione meramente custodialista e non corrispondente ai principi costituzionali, cui pure si ispira l’ordinamento penitenziario vigente;
il risultato di ciò è che in alcune sezioni, e in particolare nella VII sezione, destinata contemporaneamente all’accoglienza dei nuovi giunti, all’isolamento cautelare e a quello disciplinare, nonché alla allocazione provvisoria in via di trasferimenti in corso d’opera, gran parte dei detenuti è confinata anche più di venti ore al giorno in stanza senza alcuna attività formativa, sociale o ludica;
su tale condizione pesano anche le ridotte possibilità operative del personale di Polizia penitenziaria, di gran lunga inferiore alla pianta organica e ulteriormente falcidiato dai distacchi negli uffici ministeriali;
nello stesso giorno della visita, lo scorso 22 aprile, a Regina Coeli si è tolto la vita un detenuto, il trentunesimo in Italia dall’inizio dell’anno, ancora una volta nella citata VII sezione, dove lo scorso anno sono stati registrati ben quattro eventi suicidari; secondo le elaborazioni dell’ufficio del Garante dei detenuti della Regione Lazio, il carcere romano di Regina Coeli è quello che ha registrato il maggior numero di suicidi a decorrere dal 2020;
rilevato che:
secondo il citato rapporto di “Antigone”, ogni cento detenuti si verificano 11,8 provvedimenti di isolamento disciplinare, 18,1 sono gli atti di autolesionismo, 2,4 i tentati suicidi, 3,5 le aggressioni al personale e 5,5 le aggressioni tra detenuti;
come di tutta evidenza, si è di fronte ad un sistema carcerario, che non sembra assicurare il divieto, costituzionalmente garantito, di trattamenti contrari al senso di umanità e l’obbligo di una esecuzione penale orientata alla rieducazione del condannato, a partire dal cronico sovraffollamento, che negli ultimi mesi è andato crescendo, secondo una linea di tendenza che potrebbe rendere ingestibili gran parte degli istituti penitenziari nei prossimi mesi;
i progetti per far fronte al sovraffollamento penitenziario attraverso l’ampliamento della capacità del sistema (nuove carceri, nuovi padiglioni in carceri già esistenti, riconversione di strutture militari in disuso) sono di là da venire e comunque insufficienti a riportare nel breve periodo nella norma le condizioni di detenzione nelle carceri italiane,
si chiede di sapere:
quali azioni il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per superare le problematiche di un sistema carcerario che non riesce a garantire i pieni diritti della popolazione detenuta e la funzione rieducativa della pena;
quali misure intenda altresì intraprendere per risolvere le specifiche criticità della Casa circondariale “Regina Coeli” di Roma.