Interrogazione sul caro bollette
Adesione ad un'interrogazione del Gruppo del PD sul caro energia.
Testo dell'interrogazione:
INTERROGAZIONE SULLE INTESE TRA I GOVERNI ITALIANO E STATUNITENSE E LE CRITICITÀ NEL SETTORE DELL'ENERGIA E DEI PREZZI AL CONSUMO
(3-01865) (6 maggio 2025) | Discussa nel Question Time del 7 maggio 2025.
BOCCIA, BAZOLI, LORENZIN, NICITA, MIRABELLI, IRTO, ZAMBITO, D'ELIA, BASSO, ZAMPA, ROSSOMANDO
Al Presidente del Consiglio dei ministri
Premesso che:
gli interroganti non sono certi che essere definiti "great person" dall'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald J. Trump, sia per il Presidente del Consiglio dei ministri italiano augurabile, in senso storico e prospettico, né di qualsivoglia utilità o vantaggio per il nostro Paese e per l'Europa;
si apprende dalla dichiarazione congiunta trasmessa dalle due amministrazioni all'indomani del bilaterale di Washington del 17 aprile 2025 la supposta special relationship tra il Presidente del Consiglio dei ministri italiano e il Presidente degli Stati Uniti d'America si sostanzia in una corposa promessa di acquisto di gas liquefatto (notoriamente più costoso delle altre modalità e fonti di approvvigionamento) a discapito di analoghe promesse di acquisto di fonti energetiche fatte a partner definiti strategici da questo stesso Governo (si pensi alla Libia e agli altri Paesi del Nord Africa) e senza un'analisi di impatto sui costi per cittadini e imprese;
tale promessa di acquisto era stata suggerita, in sede di audizione al Senato degli Stati Uniti d'America, dal nominando ambasciatore in Italia Tilman Fertitta, nell'immediatezza della proclamazione dei dazi statunitensi, allorquando dichiarò che "da una prospettiva energetica, vorremmo davvero che l'Italia stringesse più accordi con le aziende americane e riducesse l'acquisto di energia dalla Libia e da altri Paesi" e di "averne già discusso con le compagnie petrolifere americane";
non è affatto chiaro come questa solerzia nell'eseguire i compiti possa avere un qualsivoglia impatto positivo sul nostro Paese, pur volendo accedere all'approccio mercantilistico delle relazioni internazionali che evidentemente accomuna le due attuali amministrazioni, italiana e statunitense: né sui famigerati dazi, né sul ruolo dell'Europa nella trattativa diplomatica, né sull'approvvigionamento energetico per imprese e famiglie, né sul costo stesso dell'energia e, dunque, a cascata, sulle vaste questioni sociali emergenti, persistenti, ignorate e irrisolte di questo Paese: sanità, scuola, lavoro, previdenza sociale;
gli interroganti sono invece certi che, seppure la vaghezza e l'indeterminatezza e l'assenza continueranno ad essere le vere cifre di questo Governo, che ha presentato al Parlamento un DFP vuoto, perfettamente rappresentato dalla sedia vuota del Ministro dell'economia e delle finanze, la realtà delle cose e delle persone sarà ineludibile e chiederà il conto al Governo e che il conto non sarà pagabile con le tre lettere di un rating;
in questo vuoto, l'unica cosa che appare manifesta è la mancanza di una strategia per il rilancio del Paese, dimostrata proprio dal DFP 2025, dove il Governo ha nascosto numeri, dati e circostanze, peraltro in contrasto con quanto previsto non solo dalla vigente legge n. 196 del 2009 ma persino dalle stesse risoluzioni approvate dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, impedendo al Parlamento di esercitare appieno le funzioni di indirizzo e controllo;
in assenza di chiarezza su che strada si intende intraprendere per fronteggiare le emergenze economiche e sociali, l'Esecutivo si è limitato a presentare un documento tecnico, senza quadro programmatico, senza indicazioni sull'impatto dei dazi, né sulle spese per la difesa, né sulla spesa sociale e sulle misure a sostegno di cittadini e imprese;
ad opinione degli interroganti c'è con tutta evidenza una causa sostanzialmente politica, o addirittura partitica, di questa incapacità di affrontare le grandi questioni sociali, come la sanità: prova ne sia, a titolo di esempio, il conflitto in corso tra il ministro Schillaci e le Regioni, a partire dal Friuli-Venezia Giulia, e dal plateale fallimento del decreto sulle liste di attesa, con costi umani indicibili;
premesso, inoltre, che:
a partire dal mese di gennaio 2025, si registra un diffuso aumento di tariffe, imposte, tributi e prezzi su diversi beni e servizi essenziali che andranno ad incidere in misura consistente sui bilanci delle famiglie e sul loro potere d'acquisto, contribuendo ad incrementare la pressione fiscale posta a carico dei contribuenti. Il DFP 2025 certifica, infatti, una crescita della pressione fiscale passata dal 41,4 per cento del 2023 al 42,6 per cento nel 2024 ed ora prevista salire al 42,7 per cento nel 2025, per poi attestarsi in media intorno al 42,6 per cento fino al 2027. Si tratta dei livelli più alti tra quelli registrati nel corso degli ultimi 10 anni. Le retribuzioni contrattuali in termini reali rimangono comunque in media inferiori rispetto ai livelli del 2021 per effetto dell'inflazione e il potere di acquisto delle famiglie nel corso degli ultimi anni è stato eroso in misura ben superiore agli incrementi salariali riconosciuti con i rinnovi contrattuali. Tra il 2022 e il 2025, il drenaggio fiscale ha sottratto 25 miliardi di euro ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, senza che la riforma fiscale abbia minimamente posto rimedio o contribuito a diminuire tale impatto;
sulla base dei dati ISTAT e della Caritas, sale il numero delle famiglie in povertà assoluta e relativa. La povertà assoluta coinvolge il 9,7 per cento della popolazione italiana (5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie), mentre la povertà relativa colpisce ormai il 22,8 per cento della popolazione;
il servizio sanitario nazionale versa in una crisi profonda e strutturale, con sempre minori risorse e liste d'attesa sempre più lunghe, e circa 4,5 milioni di italiani rinunciano alle cure perché non possono permettersi di rivolgersi al privato;
per l'anno 2025, la difficile situazione delle famiglie è aggravata da una serie di aumenti dei prezzi sul fronte dei servizi essenziali. Secondo quanto emerge dai dati dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, numerosi enti di governo d'ambito hanno già provveduto ad approvare consistenti incrementi delle loro tariffe per il servizio idrico per usi civili, che in alcuni ambiti territoriali oltrepassano anche il 15 per cento rispetto all'anno precedente. Nel primo trimestre del 2025, l'aumento della tariffa dell'energia elettrica è stato del 18,2 per cento per circa 3,4 milioni di clienti vulnerabili ossia per gli anziani over 75 anni, per i disabili, per i percettori di bonus sociale e altre categorie deboli rimasti nel servizio di maggior tutela, per diminuire lievemente (2,4 per cento in meno) nel secondo trimestre per effetto della stagionalità dei consumi. Analoghe difficoltà sono riscontrate anche sul fronte delle imprese, dove l'elevato costo dell'energia elettrica rappresenta un fattore determinante di svantaggio competitivo. Rispetto ai principali Paesi concorrenti, il prezzo dell'energia elettrica in Italia è più alto del 50 per cento rispetto alla Spagna e di oltre il 30 per cento rispetto alla Germania, per non parlare della Francia;
il decreto-legge n. 19 del 2025, emanato dal Governo per risolvere la questione delle bollette, è un provvedimento tardivo e assolutamente non risolutivo. I 3 miliardi di euro stanziati, di cui 1,6 per le famiglie e 1,4 per le imprese, vengono destinati soltanto a misure temporanee, a cominciare dal bonus di 200 euro per sostenere le famiglie con ISEE fino a 25.000 euro, ed utilizzabili per un solo trimestre per il pagamento delle bollette,
si chiede di sapere:
quale sia il contenuto e il dettaglio dell'impegno preso dal Governo italiano nel bilaterale con il presidente Trump circa il promesso incremento degli acquisti di GNL dagli USA e se e quali misure il Governo intenda adottare per neutralizzare in bolletta i maggiori costi previsti che ricadranno su cittadini ed imprese e come si concili questo nuovo impegno internazionale con quelli già in essere con i Paesi del Nord Africa, in special modo con la Libia;
quali siano i motivi ostativi ad iniziare il percorso per arrivare al disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell'energia, considerato che il Governo non assume posizioni nette in merito in sede europea e contestualmente si rifiuta di mettere in campo strumenti nazionali, anche soltanto temporanei, che attenuino gli effetti pregiudizievoli per cittadini e imprese, come: tassazione degli extra profitti dei produttori che beneficiano del prezzo marginale; sussidi reali ed efficaci ai consumatori per sterilizzare l'impatto sulle bollette; stipula di contratti a lungo termine (come i contratti per differenza CFD) per le nuove rinnovabili, evitando che siano legate al prezzo del gas;
quali misure intenda adottare, e in che tempi e modalità, per contenere ed invertire il trend di incremento di tariffe e bollette che gravano su diversi beni e servizi essenziali per famiglie ed imprese, stante il palese fallimento degli strumenti finora impiegati, da ultimo il "decreto bollette".