Il Decreto Anti-Rave è una legge sbagliata, è ricca di contraddizioni e dà segnali negativi
Intervento in Senato durante la discussione del Decreto Anti-Rave (video).
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, molto è stato detto dai senatori del mio Gruppo che mi hanno preceduto sulle ragioni per cui voteremo contro questo decreto.
Io voglio intervenire solo sul tema dell'ergastolo ostativo di cui in questi anni ci siamo occupati, sia in Commissione Giustizia che in Commissione Antimafia, dopo che la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il principio per cui solo chi collaborava poteva accedere ai benefici previsti dalla norma.
Si trattava di conciliare questo principio con la necessità di impedire che mafiosi, esponenti della criminalità organizzata potessero sfruttare i benefici per ritornare a operare nella propria organizzazione e sul territorio. Si trattava, cioè, di garantire la collettività sul fatto che avrebbero avuto accesso ai benefici comunque solo persone che dimostrassero appieno la loro estraneità alla criminalità organizzata.
Su questo si è lavorato molto.
La Camera dei Deputati ha prodotto un testo importante che, voglio ricordare a tutti, è stato approvato senza voti contrari, con il consenso della stragrande maggioranza delle forze politiche.
Si tratta quindi di un buon testo, che il Governo ha di fatto inserito integralmente in questo decreto, compiendo certamente un atto positivo da questo punto di vista, perché stiamo parlando di un testo che garantisce l'equilibrio della norma; si trattava semmai in Commissione di provare a raccogliere alcune sollecitazioni che, senza mettere in discussione l'equilibrio del testo, consentissero di migliorarlo.
Purtroppo - dobbiamo dirlo - il lavoro in Commissione Giustizia da parte della maggioranza ha peggiorato il testo su almeno due questioni di cui ha già parlato il mio Capogruppo Alfredo Bazoli.
La prima questione riguarda il fatto di aver eliminato il tribunale di sorveglianza come soggetto che, almeno in prima istanza, deve esaminare in sede collegiale la richiesta di un mafioso di accedere ai benefici.
Quella scelta è stata fatta per evitare che il giudice di sorveglianza fosse lasciato solo di fronte a possibili interventi, pressioni, sollecitazioni e pericoli che l'appartenenza alle organizzazioni mafiose poteva comportare.
La maggioranza ha deciso non di consentire che la seconda richiesta fosse valutata dal magistrato di sorveglianza, cosa che aveva senso anche per evitare l'ingorgo dei tribunali di sorveglianza, ma è stato tolto l'organo collegiale come organo che, in prima istanza, deve decidere sui benefici.
È un errore e siamo ancora in tempo per risolverlo: credo che possa creare un nocumento alla norma.
La seconda questione riguarda l'aver tolto i reati contro la Pubblica Amministrazione, anche in forma associativa, dai reati ostativi. Mi domando perché, anche se so che è una domanda retorica.
Nella scorsa legislatura il catalogo dei reati ostativi si è allungato a dismisura e noi non eravamo d'accordo, ma oggi togliere solo i reati contro la Pubblica Amministrazione, anche in forma associativa, è un segnale.
D'altra parte, quello al nostro esame è un provvedimento che di segnali ne dà tanti.
La maggioranza sta dando tanti segnali contraddittori: chiamiamoli così.
C'è il rigore contro chi organizza i rave, ma c'è meno rigore nei confronti dei corrotti e dei corruttori.
C'è rigore sull'uso delle intercettazioni, considerate indispensabili nella lotta contro i rave, ma dall'altra parte non c'è lo stesso rigore quando si spiega che bisogna intervenire per restringere le intercettazioni per reati ben più gravi.
È una legge ricca di contraddizioni e di segnali negativi e si abbassa la guardia, ancora una volta, nei confronti di chi compie reati contro la Pubblica Amministrazione: è una legge sbagliata.
Video dell'intervento»