Il personale della Giustizia
Adesione ad un'interrogazione sul personale della Giustizia.
Testo dell'interrogazione:
Atto n. 3-00288 - Pubblicato il 15 marzo 2023, nella seduta n. 49
ROSSOMANDO, BAZOLI, MIRABELLI, VERINI, CAMUSSO
Al Ministro della giustizia.
Premesso che:
nell’ambito delle riforme previste dal PNRR, con l’articolo 11 del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, è stata disposta l’assunzione di un contingente massimo di 16.500 unità di personale per l’ufficio del processo, con contratto a tempo determinato e non rinnovabile, il cui inserimento era previsto originariamente in due scaglioni;
l'articolo 10, comma 2, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, attualmente all'esame del Senato della Repubblica ai fini della conversione in legge, sopprime tale doppia procedura di assunzioni, senza tuttavia chiarire nulla in merito al futuro, nonché in merito ad un'eventuale stabilizzazione dei lavoratori attualmente in servizio presso gli uffici del processo;
il comparto giustizia soffre di una carenza di organico dovuta principalmente al blocco del turnover nella pubblica amministrazione e nel corso di questi anni molti sono stati i settori nei quali sono stati impiegati lavoratori a tempo determinato, che hanno sostenuto con la propria professionalità l’amministrazione della giustizia;
si aggiunga la necessità di assunzioni di personale delle funzioni centrali, della Polizia penitenziaria e della dirigenza penitenziaria per far fronte ai crescenti carichi di lavoro, che gravano sull’esecuzione penale interna ed esterna, per gli internati adulti e per i minori;
da tempo anche le organizzazioni sindacali del pubblico impiego segnalano la situazione in cui versa il personale del Ministero della giustizia, a causa, tra l'altro, del blocco delle progressioni economiche, nonostante l’ipotesi di accordo sottoscritto a luglio 2022 e approvato dagli organi di controllo, e lo stallo nell’avanzamento dell’accordo sul salario accessorio per gli anni 2020 e 2021;
oltre alla richiesta di apertura di un tavolo negoziale per l’attuazione di tutti gli accordi rimasti di fatto non applicati, a partire dalla concreta applicazione del contratto collettivo nazionale 2019-2021 delle funzioni centrali, con i relativi reinquadramenti con il nuovo sistema di classificazione del personale, le organizzazioni sindacali del settore sottolineano con forza anche la condizione di estrema precarietà nella quale operano alcune categorie di lavoratori della giustizia e in particolare di quelli dell’ufficio del processo, struttura istituita al fine di garantire la ragionevole durata del processo, attraverso l’innovazione dei modelli organizzativi e di assicurare un più efficiente impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione;
tuttavia è di tutta evidenza come, trattandosi di incarichi a termine, tali lavoratori, senza una concreta prospettiva di stabilizzazione, siano portati a rinunciare all’impiego per altre posizioni lavorative più stabili, indebolendo così l’amministrazione della giustizia, l’amministrazione penitenziaria e della giustizia minorile e di comunità,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo ritenga opportuno prevedere per la stabilizzazione dei lavoratori assunti a tempo determinato del comparto giustizia, fondamentali per il funzionamento delle strutture di supporto agli uffici giudiziari e per il funzionamento della giustizia, nonché per l’assunzione di personale dell’esecuzione penale interna ed esterna;
se non ritenga opportuno, in attesa di individuare le procedure adeguate per la stabilizzazione dei lavoratori dell’ufficio del processo, prevedere una proroga della scadenza dei contratti in essere fino al 31 dicembre 2026, al fine di non disperdere le competenze e le professionalità acquisite;
se non ritenga altresì opportuno procedere all’apertura di un tavolo negoziale con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del pubblico impiego per dare seguito alla norma del 2005 per la sottoscrizione del contratto collettivo nazionale di riferimento della dirigenza penitenziaria.
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All'interrogazione è stato risposto in Aula al Senato il 14 settembre 2023.
Nonostante le rassicurazioni del sottosegretario Delmastro di poche settimane fa, oggi il Governo ha risposto in maniera elusiva alla nostra interrogazione sul futuro dei lavoratori dell'ufficio del processo.
Dai dati in nostro possesso, con riferimento alla riduzione dei tempi dei processi e allo smaltimento dell'arretrato, possiamo affermare che l'ufficio del processo sta funzionando.
Su questo punto aspettavamo delle risposte, invece l'esecutivo, nascondendosi dietro il burocratese, ha omesso qualsiasi valutazione di merito rispetto all'efficacia del lavoro di migliaia di addetti e non ha fornito alcuna informazione sulla volontà politica di stabilizzare questi lavoratori.
Noi continueremo a incalzare il governo e a chiedere chiarezza.