Il Governo agisca contro l'aumento dei costi dell'energia

Adesione ad un'interrogazione presentata dal Gruppo PD sulla questione dei costi dell'energia, il caro-bollette, il caro-carburante.
L'interrogazione è stata svolta nel Question Time del 12 gennaio.

Testo dell'interrogazione:

Atto n. 3-00131 - Pubblicato l'11 gennaio 2023, nella seduta n. 27

MISIANI, MALPEZZI, ALFIERI, MIRABELLI, LORENZIN, IRTO, BASSO, D'ELIA, ZAMPA, ROSSOMANDO, MANCA, NICITA 

Al Ministro dell'economia e delle finanze. 
Premesso che:

secondo le stime rese note dall'ISTAT il 5 gennaio 2023, nel mese di dicembre 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,3 per cento su base mensile e dell'11,6 per cento su base annua. In media, nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del più 8,1 per cento (più 1,9 per cento nel 2021) segnando l'aumento più ampio dal 1985 quando fu pari al 9,2 per cento. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l'"inflazione di fondo"), i prezzi al consumo sono cresciuti del 3,8 per cento (più 0,8 per cento nel 2021) e al netto dei soli energetici del 4,1 per cento (più 0,8 per cento nel 2021);

per quanto riguarda l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), secondo l'ISTAT la variazione media annua del 2022 è stata pari a più 8,7 per cento (più 1,9 per cento nel 2021). A dicembre 2022 è stato rilevato un aumento dello 0,2 per cento su base mensile e del 12,3 per cento su base annua (da più 12,6 per cento di novembre). Il dato italiano è nettamente superiore sia alla media della zona Euro (più 9,2 per cento) che ai livelli di Paesi come Germania (più 9,6 per cento), Francia (più 6,7 per cento) e Spagna (più 5,6 per cento);

alla luce di tali andamenti, l'ISTAT ha stimato che l'inflazione già acquisita, o trascinamento, per il 2023, ossia la crescita media che si avrebbe nell'anno se i prezzi rimanessero stabili fino al prossimo dicembre, è pari al 5,1 per cento;

considerato che:

tali incrementi dei prezzi colpiscono principalmente: i) i lavoratori a reddito fisso, come gran parte del lavoro dipendente, e i pensionati il cui meccanismo di indicizzazione è stato indebolito dalla legge di bilancio per il 2023; ii) le fasce più deboli della popolazione, le famiglie a basso reddito e i lavoratori precari, che spendono in proporzione di più per energia e generi alimentari; iii) i risparmiatori che hanno investito, direttamente o indirettamente, in titoli a tassi di interesse fissi, che sono spesso risparmiatori meno sofisticati e con importi di risparmio limitati;

l'Ufficio parlamentare di bilancio, nel documento presentato in audizione sul disegno di legge di bilancio per il 2023, ha evidenziato, infatti, che l'impatto della crescita dei prezzi registrata nel periodo tra giugno 2021 e dicembre 2022, presenta un profilo fortemente regressivo, poiché gli aumenti dei prezzi hanno riguardato beni di prima necessità (alimentari ed energia) che incidono molto sulla spesa dei soggetti più poveri. Di conseguenza, la variazione della spesa per il decile di famiglie più povere è stata pari al 15,1 per cento, mentre per il decile di famiglie più ricche è stato del 6,8 per cento. Ad attenuare questa grave situazione hanno contribuito le misure di mitigazione adottate dal Governo pro tempore Draghi, fra cui l'azzeramento o la riduzione degli oneri di sistema sulle bollette, il potenziamento dei bonus sociali luce e gas, il taglio delle accise sui carburanti e gli interventi di sostegno del reddito dei lavoratori dipendenti e dei pensionati;

tenuto conto che:

l'attuale andamento dell'inflazione, innescato dallo shock sui prezzi dei beni energetici, rischia di diventare un fenomeno persistente, indipendentemente dall'andamento dei prezzi energetici, e difficile da correggere senza adeguate politiche di intervento. Quando l'inflazione sale in modo significativo, infatti, tende a rimanere alta per diverso tempo, perché aumenta le aspettative di inflazione futura e innesta una rincorsa tra diversi prezzi e retribuzioni. La BCE ha risposto all'alta inflazione degli ultimi mesi con rialzi dei tassi di interesse, peraltro ancora limitati. Tuttavia, nonostante la corretta decisione, i primi effetti positivi, sulla base di stime econometriche, si avranno non prima di diversi trimestri;

le decisioni di politica fiscale del precedente Governo sono state improntate quanto più possibile al contenimento dei costi sia della bolletta elettrica per imprese e famiglie sia dei carburanti. Per questi ultimi è stata prevista una rideterminazione delle aliquote di accisa sulla benzina e sull'olio da gas e gasolio usato come carburante, a partire dall'articolo 1 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, la cui efficacia è stata prorogata fino al 31 dicembre 2022;

il Governo Meloni ha prorogato le misure di contenimento dei prezzi per le bollette elettriche soltanto fino al mese di marzo 2023, mentre ha deciso, in palese contraddizione con quanto scritto nei programmi elettorali delle forze di maggioranza, di annullare il taglio delle aliquote di accise sui carburanti in un lasso di tempo molto breve: più 10 centesimi dal 1° dicembre 2022 e più 15 centesimi dal 1° gennaio 2023. Per effetto di tale decisione, si è assistito a partire dal 1° dicembre 2022 ad un immediato e costante aumento dei prezzi dei carburanti su tutto il territorio nazionale, che prefigurano ulteriori ricadute negative sull'andamento futuro dell'inflazione. I dati ufficiali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica evidenziano come gli aumenti medi siano equivalenti all'aumento delle accise: la responsabilità dell'impennata dei prezzi deriva quindi fondamentalmente dalle scelte del Governo, al di là di episodi speculativi il cui peso risulta oggettivamente assai meno rilevante di quanto sostenuto strumentalmente dagli esponenti della maggioranza;

il decreto annunciato dal Governo il 10 gennaio 2023 in risposta al forte incremento dei prezzi dei carburanti non prevede alcun taglio delle accise e si limita a prevedere misure di trasparenza, ponendo a carico dei distributori l'obbligo di esporre accanto al prezzo di vendita dei carburanti anche il prezzo medio nazionale e a prorogare i buoni benzina del valore massimo di 200 euro a lavoratore. Misure che sono da più parti giudicate del tutto insufficienti rispetto all'obiettivo del contenimento dei prezzi dei carburanti e che prefigurano ulteriori rincari per i beni di consumo a partire dagli alimentari,

si chiede di sapere:

quali iniziative intenda intraprendere il Ministro in indirizzo nelle sedi istituzionali europee al fine di concordare politiche e strumenti comuni di intervento finalizzati ad evitare che la persistenza dell'inflazione abbia ricadute negative sulla diseguaglianza sociale (in termini di distribuzione del reddito e della ricchezza) e sulla continuità operativa delle imprese, sull'occupazione e sulle famiglie;

quali iniziative urgenti intenda adottare, al di là del contenimento del costo dei beni energetici, per sostenere i soggetti maggiormente colpiti dall'attuale andamento dei prezzi, in particolare i soggetti più poveri e le famiglie i cui redditi nominali non variano al variare dell'inflazione;

se intenda adottare, con urgenza, misure per la rideterminazione delle aliquote di accisa sulla benzina e sull'olio da gas e gasolio usato come carburante, al fine di contenere i rincari che si stanno registrando su tutto il territorio, e in caso contrario se intenda chiarire le motivazioni che ne impediscono l'adozione con grave pregiudizio per le famiglie e le imprese;

quali misure intenda adottare per sostenere le imprese dei settori maggiormente colpiti dagli effetti negativi dell'incremento dei prezzi al consumo e dei tassi d'interesse.




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