Fare chiarezza sulle morti in carcere durante l'emergenza
Sei mesi dopo la rivolta nelle carceri italiane nel periodo del lockdown da Covid, è sceso il silenzio sulla morte a marzo di tredici detenuti, cinque solo nel carcere di Modena, quattro trasferiti da Modena presso altri istituti, uno alla Dozza di Bologna e tre nell'istituto penitenziario di Terni. In particolare i detenuti sarebbero stati vittime di abuso di sostanze stupefacenti trafugate durante la rivolta. Credo che, al di là di tutto, lo Stato italiano debba chiarire, soprattutto per le famiglie delle persone decedute, cosa è accaduto. Va fatta luce sugli accadimenti di quei giorni e sulle eventuali responsabilità e per questo ho rivolto un'interrogazione al ministro della giustizia Bonafede.
In particolare è necessario appurare se siano state eseguite le visite mediche necessarie al nullaosta per il trasferimento dei detenuti verso altri istituti e se sia o meno in corso un'indagine del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per chiarire come sia stato possibile che, nel carcere di Modena, i reclusi abbiano avuto accesso a metadone e psicofarmaci in quantità tali da risultare letali.
Testo dell'interrogazione:
Atto n. 3-01913 (con carattere d'urgenza) - Pubblicato il 9 settembre 2020, nella seduta n. 256
MIRABELLI, CIRINNA', IORI, ROSSOMANDO
Al Ministro della giustizia.
Premesso che:
come ampiamente riportato dalle cronache, nel mese di marzo 2020, la previsione del divieto di colloqui tra familiari e detenuti per contenere il rischio di contagio è divenuto pretesto per una sequenza di proteste in circa 70 carceri in tutto il territorio nazionale. Durante le rivolte hanno perso la vita 13 persone, 5 solo nel carcere di Modena, 4 subito dopo l'arrivo presso altri istituti, uno alla Dozza di Bologna e 3 nell'istituto penitenziario di Terni. A tal proposito si pensi, a titolo esemplificativo, al decesso di Salvatore Piscitelli, morto subito dopo l'arrivo presso l'istituto penitenziario di Ascoli Piceno, il quale, secondo quanto risulta agli interroganti, non sarebbe stato sottoposto ad alcuna visita medica prima del trasferimento;
sui fatti avvenuti sono in corso le attività di indagine di diverse procure, volte ad accertare se le proteste siano state causate anche da un disegno della criminalità organizzata e allo sfruttamento da parte della stessa del disagio dovuto alle condizioni di sovraffollamento in cui vive la popolazione carceraria, condizioni che, come noto, hanno procurato all'Italia, nel corso degli anni, diverse condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo;
in particolare, nell'istituto penitenziario di Modena i detenuti si sono riversati nell'infermeria dove hanno saccheggiato sia metadone che altri farmaci e psicofarmaci. Dagli esami autoptici è risultato poi che i decessi sarebbero avvenuti per overdose, come affermato dal sostituto procuratore di Modena, dottor Giuseppe Di Giorgio: "La causa esclusiva del decesso è collegabile all'abuso di stupefacenti, verosimilmente quelli sottratti dalla farmacia interna del carcere (...) Non sono stati riscontrati segni di violenza sui corpi";
rilevato che:
come riportato dal blog "GiustiziaMi", la direttrice pro tempore del carcere di Modena, Maria Martone, in un'intervista avrebbe garantito che prima di essere trasferiti, tutti i detenuti sarebbero stati visitati presso il presidio sanitario allestito nel piazzale dell'istituto penitenziario modenese;
tuttavia, secondo quanto riportato in due lettere scritte da detenuti e inviate a due giornaliste, una del blog citato e l'altra all'agenzia stampa AGI, i detenuti non sarebbero stati sottoposti a visita medica prima della partenza per altri istituti, come invece sarebbe stato d'obbligo prima del trasferimento;
sempre secondo quanto riportato dal blog , fonti carcerarie hanno confermato le visite mediche, "fatte a tutti, magari in modo diverso dal solito e per questo non percepite come tali dai detenuti";
da un documento ufficiale emergerebbe però una diversa ricostruzione. Infatti, l'allora capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Francesco Basentini, nell'informativa integrativa girata il 23 marzo alla Presidenza della Camera dei deputati, a proposito delle fasi successive alla rivolta di Modena, scrive che: "Le singole formazioni - di agenti del corpo di polizia penitenziaria - riuscivano a fiaccare la resistenza aggressiva e violenta dei ribelli, immobilizzare i più facinorosi, condurli all'esterno e a collocarli immediatamente sui mezzi di trasporto preventivamente predisposti". Un documento, dunque, che non fa alcun cenno a visite mediche o a controlli sanitari;
come di tutta evidenza, un ricovero d'urgenza anziché il trasferimento presso altro istituto avrebbe potuto consentire una diagnosi tempestiva e l'adozione di tutte le cure necessarie per impedire i decessi dovuti ad abuso di sostanze stupefacenti;
rilevato inoltre che:
il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Mauro Palma, nella relazione al Parlamento del 26 giugno 2020, ha annunciato che per i 13 deceduti seguirà le indagini in corso attraverso la nomina di un proprio difensore e di un consulente medico-legale per le analisi degli esiti autoptici. Per i 9 morti detenuti a Modena, il consulente legale del Garante nazionale è la dottoressa Cristina Cattaneo, ordinario di Medicina legale all'università degli studi di Milano: una scienziata nota per il lavoro, portato avanti da anni, volto a restituire un nome ai migranti morti in mare;
come sottolineato dal Garante nazionale nella citata relazione al Parlamento "chi ha il compito di custodire una persona, ha altresì l'onere della sua tutela e della garanzia dell'esercizio dei suoi diritti, perché è in questa duplicità il mandato che la collettività gli ha affidato",
si chiede di sapere:
quali iniziative necessarie e urgenti il Ministro in indirizzo intenda intraprendere al fine di accertare se siano state eseguite le visite mediche necessarie ai fini del rilascio del nulla osta sanitario per il trasferimento dei detenuti verso altri istituti, affinché sia chiarito che non vi siano state eventuali responsabilità o negligenze;
se, ad oggi, sia in corso un'indagine interna condotta dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, al fine di chiarire come sia stato possibile che i detenuti dell'istituto penitenziario di Modena siano riusciti ad entrare in possesso di metadone e psicofarmaci in quantità tali da risultare letali.
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Video dell'annuncio dell'interrogazione fatto durante la Festa dell'Unità a Modena»
Videoconferenza organizzata da Modena Volta Pagina su questo tema»