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Sei mesi dopo la rivolta nelle carceri italiane nel periodo del lockdown da Covid, è sceso il silenzio sulla morte a marzo di tredici detenuti, cinque solo nel carcere di Modena, quattro trasferiti da Modena presso altri istituti, uno alla Dozza di Bologna e tre nell'istituto penitenziario di Terni. In particolare i detenuti sarebbero stati vittime di abuso di sostanze stupefacenti trafugate durante la rivolta. Credo che, al di là di tutto, lo Stato italiano debba chiarire, soprattutto per le famiglie delle persone decedute, cosa è accaduto. Va fatta luce sugli accadimenti di quei giorni e sulle eventuali responsabilità e per questo ho rivolto un'interrogazione al ministro della giustizia Bonafede.
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E' a rischio la difesa in tribunale di coloro che denunciano reati di mafia.
Il Comitato di Solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, istituito presso il ministero dell’Interno, avrebbe infatti sospeso il pagamento degli avvocati difensori che per legge avviene dal Fondo di rotazione in favore delle vittime di mafia istituito nel 1999, sulla base di un controverso parere dell'Avvocatura.
Per sostenere le vittime di mafia che denunciano la legge ha previsto la possibilità per loro di ottenere la liquidazione anticipata dal Fondo sia del risarcimento dei danni, sia delle spese legali per la loro difesa nel processo penale, come stabiliti in sentenza, garantendo così tempi più celeri in relazione alla particolare situazione economica in cui versano.
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Dopo essere stato con il Presidente del Municipio 8 Simone Zambelli e l’assessore Fabio Galesi nel quartiere ALER di via Bolla a Milano ho presentato questa interrogazione al Ministro Salvini per chiedergli di fare il Ministro degli Interni e intervenire per garantire la sicurezza dei cittadini e contrastare il degrado di quel quartiere.
In particolare chiedo a Salvini di diffidare ALER costringendola a sgomberare quei condomini in cui il 60% degli appartamenti sono occupati abusivamente e che versano in condizioni strutturali indecenti e a abbatterli per sostituirli come hanno chiesto con un esposto tanti cittadini del quartiere.
E, in attesa di questi interventi, ho chiesto al ministro di garantire una presenza permanente delle forze dell’ordine a tutela della sicurezza e della tranquillità dei cittadini.
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Come ho notato in un sopralluogo, il quartiere delle case popolari di Via Gola, Via Pichi e via Borsi a Milano, di proprietà di A.L.E.R., si trova in una situazione di forte degrado, con molti stabili in condizioni di abbandono, con ristrutturazioni non completate a causa dei fallimenti delle imprese a cui erano stati appaltati i lavori, ponteggi montati e abbandonati, balconi lasciati pericolanti e puntellati da anni; ai lati delle strade permangono nel tempo vere e proprie discariche di oggetti accatastati di ogni tipo.
Di fronte a questo scenario le persone si sentono più fragili, sole e impaurite; si diffonde la percezione di assenza da parte dello Stato e l’illegalità occupa tutti gli spazi.
Da tempo le associazioni del quartiere e il Comune di Milano sono attivi per cercare di trovare soluzioni che possano garantire tranquillità e decoro al territorio oltre che il ripristino della legalità, sollecitando le istituzioni ad intervenire.
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L'insistenza del Comune di Milano e di noi parlamentari milanesi è stata premiata. Finalmente il boschetto di Rogoredo viene presidiato dalle forze dell'ordine. Il ministero dell'Interno ha dato una risposta positiva alle nostre richieste (testo dell'interrogazione presentata) e questo ha comportato l'inizio dell'ultima fase dell'intervento per il risanamento dell'intera area, Italia Nostra è già al lavoro.
Anche nella vicina stazione, dove tra l'altro transita l'Alta velocità, sono stati avviati i lavori per aprire una sede Polfer.
Ora è necessario non abbassare la guardia perché lo spaccio e il consumo non si trasferiscano nelle aree limitrofe e spariscano del tutto anche da Rogoredo.