Ascoltare i familiari delle vittime di mafia e non piegare il lavoro della Commissione a pericolose riscritture
La lettera dei familiari di vittime della mafia e del terrorismo non può non scuotere le coscienze innanzitutto dei membri della Commissione Antimafia.
Innanzitutto perché richiama la Commissione stessa ad un dovere: fare di tutto per indagare e contribuire a contrastare le mafie di oggi, la loro pericolosa penetrazione nell'economia, nelle istituzioni, nella cybersicurezza, nelle grandi partite del PNRR e dei grandi investimenti pubblici.
E questo mentre il Governo e la maggioranza indeboliscono misure di contrasto, cambiando e abrogando leggi e reati, indebolendo le intercettazioni e colpendo i controlli.
Il secondo dovere è quello di contribuire a fare piena luce sulle stragi e gli omicidi degli anni Ottanta e Novanta, facendo chiarezza su intrecci tra mafie, appalti, potentati economici, estremismo nero, settori politici, con l'obiettivo di condizionare il corso politico e democratico.
Per questo ripetiamo quello che abbiamo già sostenuto in Commissione: non può essere consentito piegare il lavoro della Commissione a pericolose riscritture della storia, cercando di impedire a membri già protagonisti dell'impegno Antimafia - come i magistrati Scarpinato e De Raho - di offrire il loro contributo, accampando inesistenti conflitti di interesse, con proposte di modifica di norme davvero discrezionali e irricevibili.