Il Governo riduce la tragedia di Gaza a polemica interna
La tragedia che da due anni si sta consumando a Gaza ci riguarda, riguarda il futuro di tutti.
Questo è il messaggio forte che arriva dalle centinaia di migliaia di persone che scendono in piazza pacificamente, dai milioni di euro di aiuti raccolti che la "Flotilla", mentre scriviamo, sta cercando di far arrivare ai palestinesi e dalle mobilitazioni di solidarietà organizzate in cento ospedali italiani e nei porti.
Un messaggio che ha finalmente scosso anche quella parte della politica che ha preferito, per troppo tempo, non intervenire di fronte alla strage di civili in atto, alla distruzione di ogni infrastruttura civile e sanitaria e agli abusi dei coloni in Cisgiordania.
Certo, il 7 ottobre 2023 Hammas ha ucciso centinaia di civili e quella strage non va dimenticata ed è giusto condannare i terroristi e sottolineare le loro responsabilità per ciò che sta accadendo.
Ma il 7 ottobre e l'orribile vicenda degli ostaggi non possono, come ha fatto per troppo tempo il nostro Governo, giustificare le morti, le distruzioni e le prepotenze di cui si sta macchiando il Governo di Israele, violando il diritto internazionale e ogni principio di umanità.
Qui sta il punto: di fronte agli orrori che ogni giorno vediamo nei telegiornali colpisce che la comunità internazionale resti inerme e appaia impotente, che nessuno voglia o possa imporre il diritto e fermare il massacro in atto.
Molti Governi, purtroppo non il nostro né l'Unione Europea, hanno interrotto le relazioni economiche con Israele e 150 Paesi hanno riconosciuto lo stato di Palestina, una scelta che chiarisce che la soluzione di due popoli e due Stati è necessaria e che un popolo e un territorio palestinese, quindi uno Stato, esiste già.
Anche questa scelta non è condivisa dal nostro Governo, che resta sostanzialmente inerme di fronte al massacro.
Ancora peggio il tentativo di ridurre una tragedia come quella di Gaza in un argomento di sterile polemica interna in cui le vittime non sarebbero i palestinesi ma Giorgia Meloni.
Ma il tema dell'impotenza di fronte alle violazioni del diritto internazionale è un tema cruciale per il presente e il futuro.
Se oggi anche il Governo di un Paese democratico può permettersi di violare il diritto internazionale, compiere un genocidio senza che la comunità internazionale possa intervenire la dice lunga sulla mancanza di strumenti efficaci.
Questa situazione si è aggravata di fronte alla scelta fatta da alcuni Governi, tra cui il nostro, di delegittimare gli organismi internazionali, dalla Corte di Giustizia all'ONU stessa.
Ma il rilancio, la riforma e la legittimazione degli organismi internazionali è un tema cruciale.
L'idea di consegnare a un Paese solo o a una persona sola, come sta succedendo oggi con Trump, la soluzione dei conflitti può apparire comoda ma non funziona. Trump agisce avendo come bussola i propri interessi non certo il diritto internazionale e una visione del mondo capace di unire e di fissare e far valere regole condivise.
Sia chiaro, la crisi delle organizzazioni internazionali non giustifica in alcun modo il nostro Governo che rifiuta di compiere alcun atto per condannare il genocidio e sanzionare il Governo israeliano.
Ma resta il nodo centrale per le democrazie di quali strumenti mettere in campo per ridurre la distanza enorme, resa evidente dalle mobilitazioni di tante persone diverse tra loro, tra le aspirazioni di pace e giustizia e le istituzioni e la politica.