A Milano, Primarie solo se servono ma non di partito
Intervista di Affaritaliani.
Senatore Mirabelli, è d'accordo che siamo alla fine di un ciclo, a Milano? Un ciclo iniziato con Pisapia e quelle primarie vinte da un outsider, poi proseguito con due mandati di Sala.
Mancano due anni alle elezioni. E' molto. E in mezzo ci sono appuntamenti importanti come le Olimpiadi invernali. C'è da rispondere a problemi nuovi che sono emersi e che fanno parte della contemporaneità. E' per questo che non vorrei parlare di fine di un ciclo.
E come dobbiamo chiamarla?
Fase nuova. Definiamola così. Una fase nuova nella quale il centrosinistra ha responsabilità precise guardando al presente e al futuro della metropoli. Sarebbe un errore pensare di dedicare i prossimi due anni ad aspettare le elezioni, con tutto quello che ne consegue.
C'è chi parla di discontinuità rispetto al mandato di Beppe Sala.
Non serve discontinuità ma piuttosto iniziare ad aggredire le contraddizioni che la crescita e l'internazionalizzazione della città portano con sé. Come dicevo: ci sono bisogni nuovi.
Quali sono le priorità, oggi?
Prima di tutto proseguire i progetti già avviati dall'attuale amministrazione. Poi penso che ci siano due priorità: le Olimpiadi. Possono accrescere la dimensione europea, internazionale di questa bella città che è Milano. E poi c'è la realizzazione del piano casa. E' un tema fondamentale, ce ne rendiamo conto tutti. Abbiamo la necessità di rendere Milano accessibile non solo ai redditi alti ma a tutti. Fammi dire che serve anche rivendicare i cambiamenti positivi prodotti.
Parliamo però delle prossime elezioni. Mancano due anni. Ma un po' di tensioni ci sono...
Io penso che serva ripartire dalla coalizione di governo. Ma bisogna avere l'ambizione di allargarla, partendo dai contenuti, alle esperienze civiche cresciute nei territori in questi anni. La candidatura del nuovo sindaco dovrà nascere in questo contesto e avere due caratteristiche. La prima è saper valorizzare e rivendicare i cambiamenti positivi realizzati in questi anni. La seconda è mettere al centro del futuro governo la lotta alle diseguaglianze. Mettiamola così: come utilizziamo le ricchezze prodotte dalla crescita proprio per ridurre le diseguaglianze? Diamo la risposta a questa domanda e facciamone il nostro programma.
Primarie sì, primarie no?
Sarà la coalizione a decidere come scegliere il candidato. Ribadiamo un concetto di buon senso: le primarie sono un mezzo e non un fine. Quello che escluderei sono le primarie di partito. Non fosse altro che bisogna evitare il rischio che allontanino energie anziché coinvolgere...