La politica si occupa del carcere
Intervento all'evento organizzato dai Giovani Democratici (video).
Credo che sia importante che i GD abbiano inserito tra le loro proposte anche quelle sul carcere, che condivido.
Si racconta che la politica non si occupa di carcere e lo si dice di fronte ai molti suicidi che rendono chiara la situazione difficile delle carceri.
Voglio, però, cogliere l’occasione per dire che invece la politica si occupa di carcere.
Ci sono in campo due idee diverse.
C’è chi pensa che il carcere debba essere un luogo di punizione e di sofferenza, che bisogna buttare via le chiavi o che il piccolo spacciatore piuttosto che il tossicodipendente debbano stare in carcere.
Noi, invece, pensiamo che il carcere debba essere ciò che dice la Costituzione, cioè un luogo di recupero, di reinserimento e riabilitazione.
Noi abbiamo un’idea precisa, quindi: il carcere deve essere l’estrema ratio. Non è possibile pensare che per ogni reato e ogni “devianza”, come dice Meloni, la società abbia come unica risposta il carcere.
Ci sono le pene alternative e c’è la Giustizia riparativa su cui abbiamo lavorato in questi anni in Parlamento.
Abbiamo lavorato soprattutto in tempo di pandemia affinché il carcere fosse un luogo più umano, in cui la formazione e il lavoro fossero l’occasione per un reinserimento e un recupero.
Tutto questo lo abbiamo fatto insieme alla Ministra Cartabia e abbiamo ottenuto dei risultati.
Abbiamo ottenuto che il carcere si aprisse un po’ di più e che i detenuti potessero comunicare maggiormente con l’esterno.
Abbiamo ottenuto che gli ultimi mesi di pena potessero essere scontati a casa, per intervenire sul sovrappopolamento del carcere.
Abbiamo, quindi, ottenuto risultati importanti.
Il rischio è che il 25 settembre, come abbiamo sentito da Meloni e Salvini, il carcere torni ad essere un’altra cosa, un luogo in cui si scaricano tutti i problemi sociali e tutte le “devianze”.
Quella che facciamo, quindi, è una battaglia di civiltà: il carcere non può essere quello che dice la destra ma deve essere un quartiere della città, come San Vittore a Milano, deve essere aperto e poter comunicare con la città e la città deve garantire la qualità della detenzione.
Anche su questo, dunque, si deve scegliere e il 25 settembre sarà un momento importante.