Sul riordino dei giochi si è perso tempo

Intervista di Gioco News di luglio 2022

Tra i politici che maggiormente, nel corso del tempo, si sono occupati del settore del gioco pubblico, al punto di presentare, già nella scorsa Legislatura e poi anche in questa, un proprio disegno di legge di riforma dello stesso, figura certamente il senatore Franco Mirabelli, Vicepresidente del Gruppo PD e, tra gli altri incarichi, membro della Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Gioco Pubblico, oltre che della Commissione Parlamentare Antimafia.

Il suo è, dunque, un osservatorio privilegiato per valutare come i tempi del riordino si stiano allungando.
Si riuscirà a portare a termine l’iter prima della fine della Legislatura e a quali condizioni?
Sinceramente non vedo le condizioni per approvare una legge di riordino da qui a quel che manca alla fine della Legislatura. Si è perso troppo tempo e si è disperso il lavoro importante e positivo su cui alla fine della scorsa Legislatura la Conferenza unificata Stato-Regioni aveva trovato l’intesa. O si riparte da lì o è difficile il riordino. L’ulteriore proroga delle concessioni non è certo segno della volontà di riforma, né sarebbe accettabile l’idea di una Legge Delega.
Alla fine delle ultime e drammatiche vicende internazionali che hanno focalizzato l’attenzione politica, prima i due anni di pandemia e poi il conflitto tra Ucraina e Russia con tutte le pesanti conseguenze anche economiche per il nostro Paese, per quali motivi il riordino del gioco è un’opera così complessa, tant’è che anche l’intesa del 2017 non ha poi avuto attuazione?
Deve chiederlo a chi la bloccò nel 2017 e a chi oggi fa prevalere riflessioni differenti che, tra l’altro, non so chiarissime. Davvero, sarebbe utile capire quali interessi hanno contrastato il riordino.
Il settore del gioco pubblico è alle prese con la cosiddetta questione territoriale, e con la parallela incapacità di indire nuove gare. Come il Parlamento e il Governo possono affrontare questi temi, Legge Delega a parte?
Purtroppo l’unica strada rimasta è quella della proroga delle concessioni, anche perché senza riordino e regole certe, condivise anche con gli Enti Locali, non avrebbe senso pensare a nuove concessioni.
A suo modo di vedere, la pandemia e le pesanti restrizioni che ha comportato, particolarmente lunghe e onerose per quanto riguarda il gioco, hanno cambiato l’atteggiamento politico nei confronti del settore?
Credo che siano emerse più chiaramente le difficoltà del settore, delle tante aziende e di migliaia di lavoratori. D’altra parte resta la preoccupazione per l’eccesso di offerta e le patologie del gioco. L’idea che si possa risolvere solo uno di questi due nodi, è sbagliata. Si deve ragionare su un riordino che affronti insieme il tema del lavoro e delle imprese e quello della riduzione della domanda e dell’offerta di gioco.

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gioconews luglio2022

 


























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