Scontro sulla Commissione Antimafia

Una data, il 23 maggio: il giorno in cui - 31 anni fa - saltò in aria per mano di Cosa Nostra Giovanni Falcone, con sua moglie Francesca Morvillo, anche lei giudice, e gli agenti della scorta. Un ritardo inaccettabile, ma soprattutto sospetto: otto mesi dopo le elezioni non è ancora operativa la Commissione parlamentare Antimafia. Una lacuna di certo non casuale: tre tornate di elezioni, l’ultima una settimana fa, senza alcun controllo sulle liste dei candidati da parte della commissione. Com’è sempre avvenuto. Com’è dovere della politica e del Parlamento che avvenga. Tutto questo era bloccata en attendant la nuova Commissione Antimafia.

E qui partiamo dalla data, proprio il 23 maggio. Il giorno in cui la commissione è stata convocata per la sua prima riunione e quindi per eleggere il suo nuovo presidente. Una data simbolo, che non ammette alcuna ombra, neppure minima. Un futuro presidente che Fratelli d’Italia, nella spartizione politica, ha già deciso di tenere per sé. Una poltrona che vorrebbe affidare alla giovane deputata Chiara Colosimo, legata a Giorgia Meloni, ma su cui si affollano le ombre di antichi rapporti con personaggi assai noti alle indagini giudiziarie, a cominciare da Luigi Ciavardini, esponente dei Nar, “condannato definitivamente per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato e ovviamente per la strage della stazione di Bologna, dove morirono 85 persone”. Come ricordano in una lettera-appello i nomi più noti dell’antimafia, i parenti delle vittime. Parliamo di nomi in calce che “pesano”, Salvatore Borsellino, Paolo Bolognesi, Manlio Milani, Federico Sinicato, Stefano Mormile, Nunzia Agostino, Paola Caccia, Pasquale Campagna, Giovanni Impastato, Angela Gentile Manca. Tutti naturali e scontati interlocutori della stessa Commissione Antimafia. Che manifestano la sorpresa e lo sconcerto alla sola idea che un nome come quello di Colosimo possa rappresentare la commissione non solo nelle future manifestazioni, ma nell’abituale interlocuzione.
Di certo Pd, M5S e Avs non accettano compromessi.
I Dem non hanno dubbi. E affrontano la questione in una riunione giusto oggi. Con una posizione nettissima. No a Colosimo, perché l’altolà dei presidenti delle associazioni antimafia rappresenta un ostacolo insormontabile. Dice Franco Mirabelli: “Di fonte a quella lettera insistere sulla candidatura di Colosimo sarebbe un colpo mortale all’Antimafia perché le associazioni sono l’interlocutore stesso dell’Antimafia”. Dunque, per il Pd, una partita chiusa.
Fonte: Repubblica.

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