L'Europa sia protagonista di un processo di pace

Articolo pubblicato da La Città.

La scelta della federazione russa di intervenire militarmente in Ucraina, violando i confini di quel Paese e le più elementari norme del Diritto internazionale è grave e ci spaventa.
Dopo più di 80 anni ritornano a muoversi gli eserciti nel cuore dell'Europa.
La speranza che l’aggressione russa all’Ucraina terminasse in pochi giorni, purtroppo, non si è realizzata.
È la prima volta che la nostra generazione fronteggia un evento così drammatico alle porte di casa.
Oggi la comunità internazionale deve unirsi per ristabilire la pace e difendere i diritti e le libertà del popolo ucraino. E' giusta, dunque, la condanna espressa dal nostro Governo e sono giuste le iniziative intraprese per penalizzare la Russia e aiutare il popolo ucraino.
In questo, l’Europa deve diventare sempre più protagonista per avviare un processo di pace ma, soprattutto, per costruire le condizioni affinché chi è aggredito possa essere difeso e il diritto internazionale venga rispettato.
Di tutto questo da tempo abbiamo cominciato a discutere in Parlamento e sui territori. Sindaci e amministratori locali stanno svolgendo un lavoro importante per l’accoglienza ai profughi.
Da parlamentare dico che andrebbe superata la fake news per cui staremmo aumentando le spese militari. Il piano varato nel 2017 prevedeva che le spese militari da lì al 2026 arrivassero al 2% sul PIL e siamo fermi lì: non è stato varato alcun aumento.
Stiamo, invece, discutendo molto di come accelerare sulla costruzione di una politica estera europea, di una difesa europea e su come l’Europa può mettersi in campo per trovare soluzioni rispetto ai costi energetici che i cittadini rischiano di pagare di fronte alla guerra.
Questa guerra, infatti, avrà effetti economici molto significativi anche per noi: l’aumento del costo delle bollette, delle materie prime e dei prodotti agricoli stanno producendo una crescita dei prezzi significativa e riducendo il potere di acquisto delle persone con il rischio di aumentare ulteriormente difficoltà e diseguaglianze.
Inoltre, si sta ponendo in modo sempre più stringente il tema della dipendenza energetica del nostro Paese.
Questa sarà la prossima sfida che avremo davanti nell’immediato e per cui si sta lavorando su più fronti: cercando di affrontare la questione del costo del gas a livello europeo, aumentando la nostra produzione di gas dagli impianti che sono soprattutto nell'Adriatico, accelerando l'utilizzo e l’investimento sulle energie rinnovabili dal solare, all'eolico, al geotermico e, infine cercando di andare verso una riduzione dei consumi.
In queste settimane, il Governo e il Parlamento hanno fatto alcune scelte per ridurre i disagi prodotti dall’inflazione: si sono temporaneamente cancellate alcune accise sulla benzina, riducendo significativamente il prezzo alla pompa; sono stati previsti sostegni per i redditi medio bassi per ridurre il costo delle bollette e si sono finanziate queste misure tassando le entrate extra delle aziende che hanno beneficiato degli aumenti.
Queste misure andranno migliorate nelle prossime settimane ma, ovviamente, gli effetti della crisi saranno condizionati anche da altri due fattori: la capacità del Paese di utilizzare al meglio i soldi del PNRR per sostenere l’economia e l’occupazione e la durata della guerra. Tutta la comunità internazionale deve impegnarsi a far terminare la guerra il prima possibile; nell’interesse, soprattutto, del popolo ucraino, senza arretrare dai principi della democrazia e del diritto internazionale.

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