La rigenerazione urbana

Articolo pubblicato da Gente in Movimento.

È ormai evidente che il tema della rigenerazione urbana è diventato fondamentale e in Parlamento stiamo lavorandoci da tempo, non solo con le recenti proposte di legge di cui sono Relatore per il Senato. Già nei mesi scorsi, infatti, sono stati realizzati alcuni interventi normativi che, di fatto, portano su questo terreno.
Un primo strumento, attivato con il Decreto Rilancio, è il superbonus 110%. La misura, volta a garantire una detrazione del 110% rispetto a quello che si spende per il recupero del patrimonio edilizio, la messa in sicurezza degli edifici e l’efficientamento energetico, corrisponde all’intento di far ripartire un pezzo dell’economia nazionale.

La norma, infatti, coinvolge un settore importante come quello dell’edilizia ma anche tutto l’indotto che si fonda sulla ricerca, sulla tecnologia e sull’innovazione.
Si tratta, quindi, di una misura molto importante, che si va ad aggiungere agli altri bonus che già sono stati attivati e che, anche se hanno detrazioni inferiori, hanno già funzionato e saranno anch’essi rinnovati con la nuova Legge di Bilancio; cioè l’ecobonus per l’efficientamento energetico, il sisma-bonus per mettere in sicurezza gli edifici dai rischi sismici e il bonus facciate introdotto nella scorsa Legge di Bilancio, che consente di avere una detrazione per il rifacimento delle facciate degli edifici. Questi bonus prevedevano delle detrazioni fiscali tra il 50% e il 75% in dieci anni e delle diverse modalità di rimborso.
Il bonus del 110% si colloca, dunque, in questo contesto e ne hanno diritto i condomini, le persone fisiche, gli IACP, gli enti privati che gestiscono per conto dei Comuni le case popolari di proprietà dei Comuni stessi, le Cooperative a proprietà indivisa, le ONLUS e le società sportive per ciò che riguarda esclusivamente la realizzazione degli spogliatoi. Sono esclusi soltanto gli edifici di lusso (cioè quelli considerati di categoria A1), i castelli e le ville.
L’utilizzo del superbonus è sottoposto a una verifica, effettuata da ENEA, rispetto alla conformità agli obiettivi della legge ed è previsto che scada il 31 dicembre 2021 (ma si mira ad una proroga e si sta cercando di reperire risorse per le coperture), eccetto per IACP e enti gestori di edilizia residenziale pubblica, per cui la scadenza è fissata al 30 giugno 2022.
In pratica, con questa norma, si auspica che venga dato impulso per rimodernare gli edifici, secondo gli standard di sostenibilità ambientale e energetica e di sicurezza e, di conseguenza, si inizi un’opera di riqualificazione delle nostre città.
Altre norme che vanno nella stessa direzione e si spingono un po’ oltre nei progetti di riqualificazione e rigenerazione sono quelle contenute nell’Articolo 10 del Decreto Semplificazioni, con cui si dà la possibilità di abbattere e ricostruire edifici per rigenerarli, semplicemente presentando la SCIA (dichiarazione dell’inizio dei lavori). Questa norma non è applicabile ai centri storici e nelle cosiddette Aree A ma è un provvedimento importante perché permette di fare molti interventi nelle periferie e in tanti quartieri in cui gli edifici sono degradati. Inoltre, queste norme sono utilizzabili unitamente al bonus del 110% e, quindi, diventano una grande opportunità per una ricostruzione e una riqualificazione urbana anche in tempi brevi.
La questione della rigenerazione urbana è, quindi, complessivamente in itinere.
Si tratta anche di un tema contenuto nelle linee di intervento previste dall’Europa per accedere alle risorse del Recovery Fund in quanto è anche un’occasione per governare le trasformazioni delle città.
Guardando a ciò che sta avvenendo con il covid e con la necessità di incrementare al massimo le possibilità di smart working, infatti, dovrebbe essere ormai chiaro che le nostre città non potranno più funzionare come prima. Probabilmente non ci sarà solo lo smart working come è durante l’emergenza ma è molto probabile che comunque diminuirà il numero degli uffici nelle nostre città e, aumentando il lavoro da casa, dobbiamo pensare a cosa ne sarà di tutti i servizi che sono stati costruiti attorno agli uffici, soprattutto nei centri storici, come bar e ristoranti che avevano come utenti e clienti prevalentemente chi lavorava negli uffici.
Tutto questo cambierà, dunque, e queste trasformazioni o si subiscono o si governano.
Al Senato, in queste settimane, stiamo lavorando per una legge sulla rigenerazione urbana, di cui sono Relatore, che serve esattamente a mettere in campo uno strumento urbanistico - il Piano di Rigenerazione - che i Comuni potranno attivare, definendo le aree e le finalità di intervento e che, a questo punto, diventerà un’occasione anche per beneficiare di una serie di finanziamenti che prevediamo vengano messi a disposizione. La rigenerazione urbana deve servire non solo per riqualificare genericamente alcune aree o edifici ma anche per realizzare un contesto urbano diverso e, dunque, può essere una grande opportunità.
Stiamo provando a fare una legge che stabilisca delle priorità, che le finanzi e che dia ai Comuni uno strumento urbanistico per governare le trasformazioni urbane che sono necessarie. Negli ultimi anni, infatti, il tema della rigenerazione urbana si è evoluto da materia per architetti e addetti ai lavori ad una questione importante per tutti, perché lì si gioca la possibilità di migliorare la vita delle città e di adeguare le città alle domande di qualità anche nuove che si sono formate. È un tema decisivo per la politica, per le amministrazioni locali, per avere la possibilità di progettare ambiti ampi. Stiamo provando, quindi, a fare una legge complessiva per mettere insieme tutti gli strumenti utili per dare ai Comuni la possibilità di fare un lavoro che migliori la qualità della vita delle città e dei cittadini.

 

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