Inquinamento e affitti, quattro casi per una destra che non pensa al futuro

Articolo pubblicato su Domani.

Nelle ultime settimane si sono verificate alcune cose che raccontano meglio di tante parole la natura della destra al governo e quale sia la differenza con il campo progressista.
In queste settimane a Milano e nella Pianura Padana si sono registrati livelli di inquinamento altissimi con gravi preoccupazioni per la salute di tutti noi.

I provvedimenti presi in questi anni da molti Comuni per incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico locale hanno ridotto l’inquinamento dovuto alle auto ma resta altissimo quello generato dalla produzione industriale e agricola e dal riscaldamento delle nostre case.
È la stessa conformazione della Pianura Padana a favorire il ristagno degli inquinanti e questo richiede misure urgenti per l’efficienza energetica delle abitazioni, per ridurre l’impatto delle produzioni sull’ambiente e proseguire sulla strada della riduzione dell’uso dei mezzi privati incentivando l’utilizzo del trasporto pubblico.
Sulla necessità di assumere misure significative contro l’inquinamento l’Europa, proprio in questi giorni, ha costruito un piano di interventi impegnativo per gli Stati membri fissando tempi e obbiettivi.
E qui c’è il primo paradosso: l’impegno del Governo italiano su questo fronte è stato quello di chiedere e ottenere che proprio per la Pianura Padana, la zona più inquinata, dove la salute è più a rischio, si posticipassero di 10 anni i termini per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Il centrodestra ha salutato con entusiasmo questo risultato.
Di fronte alla situazione grave, che mette a rischio la salute delle persone, come dimostrato dai dati, ci si dovrebbe impegnare a fare presto tutto ciò per che è possibile per ridurre l’inquinamento e tutelare la salute, invece che a rinviare gli interventi.
D’altra parte la scarsa sensibilità al tema ambientale da parte delle forze di governo è dimostrata dagli obiettivi perseguiti dal Ministro dei Trasporti che lo hanno portato, proprio in questi giorni, ad assumere provvedimenti per rendere più difficile per i Comuni limitare la velocità nei centri abitati, al fine di garantire così più sicurezza e disincentivare l’uso dell’auto.
Ecco l’altro paradosso: Salvini invece di sostenere e investire sul trasporto pubblico locale, come si sta facendo ovunque, si occupa di rendere più difficile per i Comuni prendere iniziative per ridurre l’uso dell’auto e incentivare quello di mezzi alternativi non inquinanti. Insomma, si preferisce strizzare l’occhio a chi non vuole cambiare abitudini - nonostante sia non solo una necessità per inquinare meno ma un’opportunità per migliorare la qualità della vita di tutti - piuttosto che porsi il problema di cosa serve fare guardando al futuro.
Ancora, in queste settimane, il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune di Milano, annullando la sentenza del Tar che dichiarava illegittima la delibera che obbligava i camion - per circolare in città - di dotarsi dei dispositivi che consentano di evitare gli investimenti dovuti al “punto cieco” che hanno provocato la morte di alcuni ciclisti proprio a Milano.
Qui il paradosso è dato dal fatto che sia dovuta intervenire la magistratura per salvaguardare un provvedimento indispensabile per garantire la sicurezza, mentre sarebbe stato sufficiente un provvedimento del Governo per risolvere la situazione e rendere obbligatorio l’uso del dispositivo nei centri abitati.
Anche in questo caso Salvini si è preoccupato più delle proteste delle aziende di trasporto piuttosto che della sicurezza stradale.
Infine, è di pochi giorni fa la polemica tra il sindaco Sala e la Ministra Santanché sul tema degli affitti brevi.
Da tempo è chiaro che migliaia di appartamenti nelle grandi città vengono destinati ad affitti turistici, con il risultato di far lievitare i canoni d’affitto e ridurre la possibilità di trovare abitazioni a costi accessibili per chi ne ha bisogno.
Di fronte alla richiesta di regolamentare questa materia, il Governo si è limitato a introdurre una serie di norme burocratiche senza dare ai Comuni la possibilità di ridurre il numero degli affitti brevi.
Il paradosso qui sta nella scelta del Ministro di non assumersi il problema che sta desertificando interi centri storici e riducendo la già difficile possibilità di soddisfare una domanda di casa a costi accessibili che non trova risposta. Lo fa per privilegiare l’interesse delle grandi proprietà immobiliari ai danni di un oggettivo interesse generale.
Sono quattro vicende che disegnano una destra che si occupa di soddisfare gli umori del contingente e vive l’attenzione al futuro come una cosa secondaria a cui rinunciare se richiede dei cambiamenti che spaventano e, questo, in un’epoca di grandi trasformazioni a partire da quella imposta dai mutamenti climatici, rischia di danneggiare il Paese.

 

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