Fermare l’espulsione dei ceti medio bassi da Milano

Articolo pubblicato su La Gazzetta di Milano.

Il tema dell’abitare a Milano è decisivo per il futuro e, quello che si farà nei prossimi anni, darà concretezza a un’idea di città che noi vogliamo sia inclusiva e sostenibile socialmente e ambientalmente.
Purtroppo, questo Governo non aiuterà - come invece dovrebbe fare - né a risolvere il tema dell’esplosione degli affitti brevi che stanno togliendo migliaia di appartamenti dal mercato delle locazioni, riducendo l’opportunità di trovare casa a Milano per chi vuole viverci, né a mettere in campo un Piano Casa che realizzi Edilizia Residenziale Pubblica e sociale per rispondere ai bisogni delle fasce più deboli.

Non viene data nessuna possibilità ai Comuni di limitare gli affitti brevi e non si mette un soldo per realizzare nuove case, anzi si sono tolti quelli per il sostegno affitti.
In questi mesi di dibattito su questo tema sono venute avanti proposte interessanti su ciò che può fare il Comune.
Tra queste, credo che si debba guardare con attenzione e verificare sia l’idea di dare una dimensione metropolitana all’Agenzia della casa, per ampliare le opportunità di soluzione dei problemi abitativi più urgenti, sia quella della responsabilizzazione delle aziende rispetto all’abitazione dei propri dipendenti che altrimenti in città hanno spese non sostenibili.
Accanto a ciò, pensando alla realizzazione di nuove opportunità di casa a canoni sostenibili, serve riflettere su come utilizzare il patrimonio del demanio comunale.
Usare ciò che è in disuso per rigenerarlo, ristrutturandolo o sostituendolo, realizzando nuovi appartamenti con questa funzione.
Quello che vale per il patrimonio comunale può valere anche per i beni confiscati.
L’istituto della proprietà indivisa può aiutare in questa direzione.
A Milano esistono già diecimila alloggi, appunto, in proprietà indivisa e questa è una realtà riconosciuta come edilizia sociale che, quindi, ha un ruolo pubblico e può avere il sostegno delle istituzioni.
È nata nel movimento cooperativo per aiutare i lavoratori che non potevano permettersi di comprare casa, esattamente ciò che serve anche oggi a Milano.
Resta poi aperto il tema della rigenerazione urbana, cioè di come intervenire per riqualificare parti di città degradate con l’obbiettivo di creare anche edilizia sociale e a canoni sostenibili.
Su questo versante, credo che sia giusta l’idea - che oggi la magistratura milanese mette in discussione - di semplificare le procedure per incentivare gli interventi di rigenerazione e, tra l’altro, coerente con la discussione parlamentare che abbiamo fatto, approvando alcune delle norme in questione. Ma vanno fissati con chiarezza gli obbiettivi per fermare l’espulsione dei ceti medio bassi dalla città.

 

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