Politiche per un abitare sostenibile: ripensare le città, rigenerare i quartieri
Intervento svolto ad un incontro con le cooperative di abitanti (video).
Ci tenevo molto ad avere un momento di incontro con le cooperative di abitazione insieme a Chiara Braga, che è la responsabile nazionale per il PD anche sul tema casa.
Su questi argomenti, credo che abbiamo molto da dire.
Ho guardato con attenzione i programmi delle altre forze politiche e lì si parla di casa pensando soltanto alla difesa di chi ha già una casa mentre non c’è nessuna proposta politica di intervento rispetto a quella che è una necessità impellente del Paese, cioè il dare risposte a una domanda di abitazioni e, in particolare, di abitazioni a costi sostenibili, dato che i salari sono sempre più bassi dal punto di vista del potere di acquisto.
Il PD su questo aspetto ha fatto alcune proposte, guardando anche ai giovani e dentro ad un percorso che abbiamo fatto in questi anni e in cui il tema della valorizzazione del ruolo sociale della cooperazione su questo aspetto è sempre stato un tema su cui abbiamo dialogato tra di noi e su cui abbiamo poi agito.
Il riconoscimento delle case della cooperazione a proprietà indivisa come alloggi sociali, nella precedente Legislatura, ha consentito di non avere il problema delle tasse sulla prima casa e ha consentito anche in diversi passaggi di poter ragionare sulla cooperazione, valorizzandone proprio il ruolo sociale.
Rispetto alle vicende del superbonus del 110%, visto il risultato ottenuto sugli alloggi sociali, siamo riusciti a parificarne le tempistiche a quelle dell’edilizia residenziale pubblica, garantendo quindi più tempo per intervenire.
Il superbonus è un’opportunità che deve necessariamente terminare ma una parte importante della cooperazione di abitazione ha beneficiato di questo strumento.
Abbiamo pensato alle cooperative anche per quanto riguarda la proposta del PD di 500mila alloggi a canone sociale per i prossimi anni.
Abbiamo ragionato con le cooperative e abbiamo lavorato fino all’ultimo, fino alla fine prematura della Legislatura, sulla proposta di una legge per la rigenerazione urbana.
L’idea era di mettere nella legge a cui stavamo lavorando un miliardo e trecento milioni di euro, più una serie di benefici fiscali, a disposizione di una grande operazione nazionale di intervento sulle città, che voleva essere non solo il tradizionale intervento sulle aree dismesse ma l’idea di ripensare le città, di fronte ai mutamenti del mondo del lavoro e sociali, mettendo in campo anche proposte abitative a canoni contenuti.
È evidente, inoltre, che oggi c’è anche un tema drammatico di costi dell’abitare, come si vede a Milano.
Se non si interviene con politiche e risorse pubbliche, c’è il rischio che le città espellano i redditi medio bassi da i loro confini e si arrivi ad una sorta di ridefinizione e riprogettazione delle città non governata da nessuno.
L’obiettivo per la prossima Legislatura, dunque, credo che debba essere quello di riprendere la legge sulla rigenerazione urbana e quegli obiettivi, sapendo che quello sforzo deve coinvolgere risorse pubbliche ma in cui la cooperazione può assolvere un ruolo fondamentale non solo per un generico housing sociale ma anche per una ambiziosa e più larga riprogettazione di pezzi interi di città.
I prezzi delle case a Milano sono molto alti e anche tutto ciò che si sta costruendo è in edilizia di pregio.
C’è, quindi, il problema di come evitare i modelli europei: a Londra, ad esempio, funzionari pubblici o chi gestisce i servizi riesce a trovare una casa a costi sostenibili a due ore di treno dalla città e questo non può essere per noi un modello di riferimento. Bisogna, quindi, intervenire per differenziare il costruito.
Un altro tema riguarda il fatto che andiamo verso una fase di riorganizzazione urbanistica. L’utilizzo dello smart working in modo consistente porterà le aziende a ridurre i propri spazi e c’è un costruito commerciale che è andato oltre le necessità, bisognerà ripensare interi pezzi di città e la loro vocazione, non solo cosa costruire per garantire case in affitto accessibili. Per questo penso che la cooperazione possa avere un ruolo importante che va al di là di dare la casa: oggi le cooperative non danno solo la casa ma offrono anche servizi e intervengono sui quartieri. Qui c’è una frontiera su cui si può lavorare.
È chiaro che dovremo misurarci concretamente con le scelte politiche e penso che il contesto che uscirà dalle urne conterà.
Non sono convinto che tutto sia già deciso. Penso che raccontando le proposte si possa pensare ad un esito elettorale un po’ diverso da quello eccessivamente dogmatico che esce dai sondaggi. Molti decideranno nei prossimi giorni cosa votare e il mondo della cooperazione sulle proposte e sulle domande che possono spingere alla scelta del voto possono fare molto.