Come rispondere ad una domanda abitativa che è cambiata e il ruolo della cooperazione
Articolo pubblicato sulla rivista Cooperazione & Solidarietà.
La mobilitazione degli studenti universitari per chiedere la possibilità per i fuori sede di trovare alloggi a costi sostenibili ha riportato l’attenzione degli organi di informazione e della politica sul tema della casa, rendendo evidente la difficoltà di dare risposte abitative a esigenze diverse.
Il mondo del lavoro è cambiato e il modello per cui si acquista la casa vicino al posto di lavoro in cui si starà per 40 anni non regge più; occorre, quindi, rispondere a bisogni cambiati con offerte diverse anche per chi cerca soluzioni temporanee. Tutto ciò facendo i conti con costi dell’abitare che, soprattutto nelle grandi città come Milano, stanno diventando insostenibili per le famiglie con redditi medio-bassi e da lavoro dipendente.
Il rischio è che, in assenza di politiche pubbliche e guardando solo al mercato immobiliare, non si trovi soluzione ad un problema sociale sempre più presente che nasce dalla mancata soddisfazione di un bisogno e diritto primario come quello della casa e, allo stesso tempo, si riproducano modelli presenti in altri Paesi in cui vengono di fatto allontanati dai centri urbani i ceti meno abbienti, lasciando posto a chi può permettersi costi lievitati troppo o agli affitti temporanei che consentono alti guadagni a chi risponde ad una domanda essenzialmente turistica.
Il tema quindi è, semplificando, come rispondere a una domanda abitativa che cambia e, soprattutto, come offrire abitazioni a costi sostenibili per i lavoratori dipendenti e i redditi medio-bassi.
Questo è il campo della cooperazione, è e deve essere la sua missione: mettere in campo idee e risorse per contribuire a dare risposte.
Lo fa garantendo costi per l’acquisto di casa fortemente più bassi di quelli di mercato e lo ha fatto con la proprietà indivisa, consentendo a tante famiglie la possibilità di avere una casa sicura a canoni sostenibili.
Proprio la proprietà indivisa può essere un’occasione per garantire opportunità a chi non può comprare casa o sostenere gli affitti di mercato.
È uno strumento che va aggiornato e valorizzato e per questo sostenuto dalle istituzioni.
In questi anni, abbiamo ottenuto il riconoscimento della funzione sociale della proprietà indivisa, con tutto quello che ne deriva in termini di vantaggi fiscali e incentivi e, forse, da qui serve partire per rilanciarla.
Così la cooperazione può dare un ulteriore contributo alla soluzione di un problema ormai drammatico e mantenere la propria funzione sociale.
Il resto lo deve fare il pubblico mettendo in campo politiche coerenti ma, soprattutto, risorse economiche senza le quali non si va da nessuna parte.
Purtroppo la cancellazione, da parte del Governo, del Fondo per il Sostegno agli Affitti va nella direzione opposta.
L’altra grande sfida che hanno di fronte le cooperative di abitanti è quella dell’efficientamento energetico e dell’uso di fonti rinnovabili, quindi del contributo ad abbattere le emissioni e l’uso di combustibili fossili e di ridurre consumi e costi delle bollette.
Su questo fronte la cooperazione ha saputo usare gli incentivi fiscali e assumere fino in fondo l’obbiettivo, promuovendo buone pratiche che, ancora una volta, dimostrano come la sua funzione sociale e di promozione della qualità e del benessere possa e debba essere importante.